Introduzione

Tratto dal saggio “Storicizzare lo Sprawl?” di Agostino Petrillo: “Che cosa è veramente lo sprawl? E’ un fenomeno peculiarmente americano, o si tratta di un  modello insediativo generalizzabile, legato strettamente agli aspetti assunti dall’economia, dalle tecnologie e dal lavoro, e destinato a caratterizzare buona parte dei paesi che hanno raggiunto un livello avanzato di sviluppo e si sono orientati verso forme di produzione post-industriale?

La bassa densità abitativa considerata unanimemente uno dei caratteri principali che identificano il fenomeno dello “sprawl” può farci ritenere che anche in Europa e nel nostro paese, dove gli insediamenti estensivi sono sempre stati privilegiati, si possa affermare, indipendentemente dalle  ragioni storiche, da quelle  economiche e politiche, dalle trame e dalle  morfologie dei territori,  tutte le forme di espansione urbana possano essere rappresentate da questa definizione. Da qui l’idea di  approfondire l’argomento per  comprendere meglio il suo significato, per  scoprire come viene utilizzato negli altri paesi,  da quale realtà urbana proviene, se può infine essere utilizzato anche nel nostro paese o se invece da noi si tratta semplicemente di spreco di suolo che può essere fermato prima che sia troppo tardi. Consigliato dal mio relatore  Prof. Agostino Petrillo ho iniziato il percorso propedeutico leggendo il testo “NO SPRAWL  a cura di Maria Cristina Gibelli e Edoardo Salzano  dal quale ho tratto informazioni e spunti interessanti.  Di particolare fascino uno dei numerosi scritti contenuti nel testo a firma di Fabrizio Bottini “Il viaggio” nel quale viene descritto un percorso lungo circa  120 chilometri da “ Torino, il Monferrato , la pianura di Alessandria  ” con il richiamo al  leit-motiv che accompagna tutto il percorso fino  alle appendici dei colli Euganei. Scrive Fabrizio Bottini :… una presenza  costante, più o meno vistosa , dell’insediamento a nastro.. e continua dicendo: “ Appare in modi vistosi, con la strada inopinatamente infilata in un imbuto di precompressi, insegne, vetrine, accessi variamente arretrati e pavimentati; o in modo primordiali e quasi indistinguibili ,con un edificio industriale sulla destra , uno sulla sinistra, entrambi piuttosto vicini al margine stradale con accesso diretto, ma staccati  di qualche centinaio di metri dal centro abitato”

Questa lettura mi ha fornito lo spunto per contestualizzare gli approfondimenti in un’area che conosco molto bene e  che per motivi di studio prima e di lavoro poi, ho percorso sin dai primi anni ottanta fino ad oggi  almeno una volta a settimana. Ebbene in questo lungo periodo i cambiamenti e le trasformazioni che questi territori hanno subito sono stati molti.

Una cosa solo non è cambiata; se nel 1977 il mio primo viaggio dalla provincia di Brescia  in direzione Milano aveva la durata di tre ore fatto con mezzi pubblici e 2 ore e trenta  in automobile, ora lo stesso percorso, leggermente modificato dall’inserimento di alcune varianti, realizzate per evitare l’attraversamento di numerosi centri abitati che rallentavano notevolmente il viaggio, lo si effettua impiegando tre ore con i mezzi pubblici e una media di 2 ore e trenta in automobile. Dunque le vie di comunicazione che dalle province di Brescia e Bergamo conducono al capoluogo regionale nonostante i (lenti) ammodernamenti non sono riuscite a ridurre i tempi di percorrenza. E’ noto a tutti che il traffico automobilistico e di mezzi pesanti presente sulla A4 tra Brescia e Milano è uno dei più massicci presenti nel nostro paese e che non sono bastati i numerosi ampliamenti della sezione stradale per sopportare il peso del traffico in continuo aumento. Nemmeno la quarta corsia aggiunta di recente nel tratto più critico tra Bergamo e Milano è risultata sufficiente a sopportare i 140.000 veicoli che giornalmente vi transitano. Oltre al traffico  lungo il tragitto che ho scelto di considerare per questo lavoro di ricerca, è aumentato progressivamente anche lo spazio edificato dei comuni attraversati che hanno localizzato la maggior parte delle aree produttive lungo l’asse autostradale e particolarmente nei pressi dei caselli autostradali. L’effetto prodotto è molto simile a quello descritto da Bottini nel suo viaggio con la sola differenza che nel nostro caso gli scenari che si presentano ai nostri occhi sono meno vari di quelli incontrati percorrendo la strada della  padana inferiore.

Meno vari ma sufficienti a stimolare il nostro interesse nel tentativo di  scoprire se esista un rapporto diretto fra l’infrastruttura autostradale e uno sviluppo territoriale a sprawl.  Se e come i singoli comuni subendo l’influenza del passaggio dell’autostrada nei propri territori abbiano, con le loro  programmazioni urbanistiche, contribuito in quota parte a determinare  il fenomeno. Una volta circoscritta l’area che da Bergamo a Brescia fino al confine con la Regione Veneto comprende 37 Comuni di cui 15 nella Provincia di Bergamo e 22 in quella di Brescia, è iniziata una lunga indagine bibliografica con la lettura dei  testi che a vario titolo trattano il tema dello Sprawl e della dispersione urbana di cui riferisco nella bibliografia. I numerosi rimandi presenti nei testi hanno progressivamente allargato il campo di indagine ai lavori svolti dalle commissioni europee relativamente alle strategie tematiche sull’ambiente urbano, un esempio su tutti il “LIBRO VERDE” che stimola gli stati membri a indirizzarsi verso una nuova cultura della mobilità urbana. Altri stimoli contenuti nei testi di approfondimento mi hanno indotto a conoscere lo stato dell’arte sulle iniziative nazionali e regionali rispetto alle proposte di revisione della legge urbanistica nazionale in discussione ormai da un decennio alla camera dei deputati. Ho preso visione dei numerosi contributi portati all’attenzione del Parlamento da parte dell’Istituto Nazionale di Urbanistica , dalle associazioni ambientaliste e da vari studiosi del settore, che  pur esprimendo differenti punti di vista paiono  uniti da un unico obbiettivo: porre fine al consumo sconsiderato di suolo agricolo. Questo è il tema di grande attualità nel nostro paese e dai documenti raccolti ci si accorge che le iniziative al riguardo sono molte ma che hanno bisogno urgente di coordinamento. Un esempio su tutti il grande lavoro che da tre anni sta svolgendo il Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo (CRCS) che con i suoi primi due rapporti  sul territorio della Regione Lombardia ha elaborato un metodo di analisi avanzato in grado di diventare punto di riferimento per la costruzione di un unico  linguaggio per l’intero territorio nazionale. Dal livello nazionale sono sceso a quello regionale,  partendo dall’analisi della nuova Legge sul Governo del Territorio emanata dalla Regione Lombardia nel Marzo del 2005, successivamente ho letto i  Piani Territoriali di Regione  Lombardia e delle province di Bergamo e Brescia, indispensabili per comprendere le politiche e gli indirizzi dati sul tema del consumo di suolo ai comuni lombardi. Infine i nuovi Piani di Governo del territorio dei 37 comuni inclusi nell’area di studio. I dati relativi ai comuni sono stati chiesti direttamente agli uffici   di competenza inviando formale richiesta tramite posta certificata. Purtroppo le risposte sono state solo 3 su 37 costringendomi a reperire i documenti in altro modo. Dal Geoportale della regione Lombardia ho scaricato il maggior numero di informazioni relative allo stato di attuazione dei Piani comunali e i documenti relativi pubblicati sul sito PGT WEB, la restante parte dai siti istituzionali dei comuni. Circa 200 documenti suddivisi tra Valutazioni ambientali strategiche (VAS) Documenti di Piano (DdP) Piani delle Regole (PdR) e Piani dei Servizi (PdS) sono serviti per raccogliere i seguenti dati: gli obbiettivi strategici dei piani; i dati sul  loro dimensionamento e le previsioni di consumo di suolo; il processo di partecipazione dei cittadini attivato dall’amministrazione; infine il loro confronto ha prodotto una valutazione sintetica per ogni singolo Piano rispetto al tema generale del consumo di suolo e   una proiezione  per i prossimi 5 anni di tutta l’area studiata.

Inoltre per descrivere in modo accurato il percorso dell’autostrada A4 attraverso i 37 Comuni utilizzando lo strumento dello Street View ho raccontato il viaggio descrivendo gli scenari e i paesaggi incontrati lungo il tragitto. Ho raccolto una serie di immagini rappresentative che ho tradotto in alcune tavole all’interno delle quali sono stati inseriti alcuni significativi risultati della ricerca.

La  tesi si sviluppa su 5 capitoli: il primo inizia con l’indagine sul significato del termine Sprawl, sulla sua origine, illustrando alcuni esempi particolarmente significativi verificatisi in America. Il secondo si interroga se l’espressione può essere valida anche nel contesto europeo e come l’occupazione di suolo si sia manifestata nei principali paesi del vecchio continente.

Nel terzo capitolo vengono descritte le principali  iniziative di carattere istituzionale e disciplinari che in questi ultimi anni stanno fornendo analisi e strumenti indirizzati al contrasto del fenomeno.

In particolare lo studio fatto dalla regione Lombardia sul consumo di suolo negli ultimi 50 anni e il progetto di ricerca del CRCS di cui ho già accennato (Centro di Ricerca sui consumi di suolo)  , cofinanziato da Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Regione Toscana e Provincia di Lodi , svolto presso il Dipartimento di Architettura e Società (DiAP) del Politecnico di Milano.

Il quarto capitolo inizia con la descrizione di  questi territori dalla visuale privilegiata della Autostrada A4 che li solca    procurando una sorta di effetto spartiacque e determinando vere e proprie fratture nei territori che attraversa. Inizia poi la parte più corposa del lavoro che riguarda l’analisi dei nuovi  P.G.T. (Piani di Governo del Territorio) dei 37 Comuni.  Il loro confronto con la Programmazione territoriale di Regione e Provincie ci aiuta a capire  il grado di coerenza dei diversi livelli di pianificazione rispetto al tema del consumo di suolo e l’ utilità di questi livelli  misurata dalla  capacità di incidere sulle scelte e i  programmi dei Piani comunali.

Il quinto raccoglie una serie di schede e tavole grafiche che dimostrano le differenze tra il nostro modello di crescita urbana e quello Americano al quale riconosciamo non solo la titolarità del termine Sprawl,  ma soprattutto la peculiarità del modello che come vedremo non può essere esportato in Europa, nonostante che da essa abbia tratto le sue origini.

Successivamente cerco di dimostrare il rapporto diretto fra infrastruttura autostradale e sviluppo territoriale a sprawl e gli effetti prodotti sul territorio.

Infine ho raggruppato  alcune spunti interessanti  raccolti lungo il percorso di analisi dei numerosi Piani comunali provinciali e regionali che possono risultare utili per capire alcuni processi di cambiamento attualmente in corso.

Rimangono da approfondire molti argomenti specifici utili a dimostrare l’insostenibilità  del nostro modello di espansione urbana; l’insostenibilità economica di quello americano sembra ormai confermato da molti studiosi, ammesso che ce ne fosse il bisogno.

La nuova legge sul Governo del Territorio della Regione Lombardia potrebbe essere l’occasione per far riflettere le amministrazioni sul tema  del consumo di suolo e della gestione oculata delle poche risorse a disposizione. Inoltre sarebbe interessante che gli esperti del Centro di Ricerca sul Consumo di Suolo che stanno svolgendo un ottimo lavoro di indagine allargassero il proprio campo d’azione alle valutazioni economiche che l’occupazione di suolo implica per la collettività. Questo lavoro iniziato dalla prof.ssa Laura Fregolent ed esposto nel suo libro intitolato “Governare la dispersione” come afferma la stessa autrice non si è potuto completare per la difficoltà di reperire i dati sugli investimenti in conto capitale fatti dalle amministrazioni negli anni. Con gli strumenti a disposizione del CRCS questo ostacolo potrebbe essere superato e i risultati sarebbero certamente sorprendenti ma soprattutto utili per le amministrazioni comunali che faticano a far quadrare i bilanci per i continui aumenti della spesa corrente.

Termino questa breve introduzione con alcuni doverosi ringraziamenti: il principale va al Prof. Fabrizio Bottini che con il suo “Viaggio nel cuore verde della megalopoli padana” mi ha fornito lo spunto per individuare il percorso della mia ricerca. Per l’ ampia documentazione che ho trovato nel su sito web mall.lampnet.org sul tema dello sprawl americano, molti articoli tradotti e commentati dallo stesso Bottini mi sono stati di grande aiuto per orientarmi in ambiti che non conoscevo. Infine lo ringrazio per la disponibilità dimostrata nel fornirmi materiali e consigli per gli approfondimenti   utili a completare il mio lavoro di ricerca.

Un grazie anche alla Prof.ssa Laura Fregolent ricercatrice presso il Dipartimento di Pianificazione dell’Università IUAV di Venezia che con i suoi studi sull’area centrale veneta mi ha orientato nella ricerca dei punti di debolezza nelle pianificazioni comunali.

Molti altri ringraziamenti senza nome vanno a tutti quei funzionari che gestiscono il portale della Regione Lombardia che nel più totale anonimato hanno saputo fornirmi un efficiente supporto.


[1] Agostino Petrillo “Storicizzare lo Sprawl”

 

[2] Eugenio Turri “La Megalopoli Padana

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